Siamo davanti a Soli e Disperati Nel Mare Meraviglioso recensione di un disco che, più che un’uscita discografica, è una dichiarazione di poetica. Tropico (Davide Petrella) rientra con un lavoro ambizioso e stratificato, pubblicato da Island Records/Universal Music Italia e presentato a fine settembre 2025, confermando la sua centralità nella nuova canzone italiana. L’album raccoglie storie di perdita e rinascita, intrecciando il lessico del cantautorato con rap, pop, orchestrazioni e dialetto napoletano.
Contesto: la chiusura di una trilogia personale
Questo terzo album chiude il percorso aperto con Non esiste amore a Napoli (2021) e proseguito con Chiamami quando la magia finisce (2023): tre capitoli uniti da un’estetica coerente e da un immaginario marino che diventa spazio emotivo, oltre che sonoro. È una chiusura di cerchio che non suona come epilogo, ma come passaggio di stato: la consapevolezza dopo l’urto. Il legame con la trilogia e l’attenzione al progetto visivo (firmato da Vittoria Piscitelli) consolidano un’identità ormai riconoscibile.
Ospiti come traiettorie narrative, non “decorazioni”
Il parterre è importante e usato con intelligenza: Achille Lauro (Per te per sempre) aggiunge teatralità graffiata; Calcutta (Sabato sera) porta il suo minimalismo malinconico; Ghali (Pink Floyd) spalanca finestre urbane e cosmopolite; Nayt (Cancellare) lavora di sottrazione e controllo; Bresh (Tornare a casa) distende una leggerezza salmastra. Non sono inserti: sono direzioni, deviazioni calcolate che allargano l’orizzonte del racconto.
Tra versioni e brani extra: la generosità del disco
Il progetto nasce generoso anche nei numeri. Sulle piattaforme digitali l’album risulta composto da 17 brani (circa 63 minuti), mentre l’edizione fisica/retail propone una tracklist estesa con Per te per sempre in doppia versione e il finale Infiniti modi di rovinare tutto, portando il conteggio a 18 tracce. Un dettaglio che racconta bene l’idea di abbondanza emotiva del disco.
La tracklist:
- Soli E Disperati Nel Mare Meraviglioso
- Per Te Per Sempre (feat. Achille Lauro)
- Felicità Non Andartene
- A Vita Pe Mme
- Naufragare
- Sabato Sera (feat. Calcutta)
- Nun Ce Pensà Chiù
- Cancellare (feat. nayt)
- Vita
- Pink Floyd (feat. Ghali)
- Demolirsi Al Bar
- Morricone
- Tornare A Casa (feat. Bresh)
- Cose Ca Nun Saje
- Perchè Mi Sono Innamorato Di Te
- Si Nun Me Vuo Bene Cchiù
- Per Te Per Sempre
- Infiniti Modi Di Rovinare Tutto
Suono e produzione: tra orchestrazioni, distorsioni e silenzi
La regia sonora di Tropico è “cinematica”: archi e fiati entrano ed escono come carrellate, le distorsioni aprono fenditure elettriche, i groove pulsano senza mai travolgere la voce. Il dialetto è un equalizzatore timbrico oltre che identitario: cambia il peso delle sillabe e mette il testo a contatto con la materia del suono. Ne esce una scrittura pop che non ha paura della complessità: preferisce l’immagine alla didascalia, la sospensione alla soluzione facile. È un album che respira e chiede di essere ascoltato in sequenza, con attenzione.
Scrittura: ferite, mare e una lingua che non scappa
La scrittura di Petrella si muove sempre tra dolcezza e durezza. Usa immagini molto concrete – corpi, luoghi, momenti quotidiani – ma riesce a trasformarle in poesia. Quando sceglie il dialetto non lo fa per colore folkloristico: è uno strumento che cambia prospettiva e dà alla voce una forza e una verità diverse. Così anche l’amore, pur attraversato dal dolore, resta sempre qualcosa da proteggere, non un artificio.
Confronto con i lavori precedenti
Rispetto a Non esiste amore a Napoli e a Chiamami quando la magia finisce, qui c’è meno smalto e più pelle viva: la produzione rinuncia a certi riflessi immediati per aprire spazi, rallentare, lasciare che le canzoni “si facciano”. La coerenza dell’arco in tre atti dimostra che Tropico non rincorre il formato, lo piega a una narrazione lunga. È la differenza fra una raccolta di singoli e un album pensato come luogo.
Per chi è questo disco (e perché ascoltarlo)
Se cerchi canzoni che si consumano in un pomeriggio, qui rischi di non trovarle. Se invece ti interessa un pop d’autore che non si vergogna della propria profondità – capace di usare rap, urban ed elettronica senza perdere firma – questo lavoro parla forte. Gli ospiti sono calibrati, il dialetto è necessario, le orchestrazioni sono al servizio del testo. È un album che chiede tempo e ti restituisce riconoscimento: ti fa sentire visto.
Conclusioni
Soli e Disperati Nel Mare Meraviglioso è un album che non vuole avere ragione: vuole restare. Tropico firma il suo lavoro più esposto, dove la vulnerabilità non è tendenza ma scelta etica ed estetica. Un mare che non salva dal dolore, ma che ti insegna a nuotare meglio.
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