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Warner Music Italia ha appena compiuto 50 anni. Ma invece di spegnere le candeline, ha deciso di accendere una miccia: la creazione di Warner Records Italy e Atlantic Records Italy, due nuove etichette che ridisegnano il suo volto nel mercato musicale italiano. Un’operazione che non è solo un cambio di nome, ma una vera mutazione genetica della major nel nostro Paese. Un modo per tornare a fare quello che le etichette dovrebbero sempre fare: scommettere sui talenti, creare cultura, e non solo gestire cataloghi.

Un mercato in crescita, ma con nuove regole

Il 2025 è stato finora un anno d’oro per la musica in Italia: i ricavi dell’industria discografica sono saliti di quasi il 10% rispetto all’anno precedente e gli abbonamenti streaming continuano a crescere a doppia cifra.

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Dietro questi numeri, però, si nasconde un cambiamento più profondo: la musica oggi è più veloce, più liquida e più globale che mai. In un contesto così fluido, le major devono diventare più leggere, flessibili, capaci di reagire a trend che cambiano nel giro di settimane.

E Warner sembra averlo capito perfettamente. La scelta di scindere le proprie attività frontline in due etichette indipendenti – Warner Records Italy e Atlantic Records Italy – nasce proprio dall’esigenza di diversificare, specializzare e personalizzare il modo di lavorare con gli artisti.

Due etichette, due anime

Da una parte c’è Warner Records Italy, diretta da Eleonora Rubini, con un team di A&R guidato da Leonardo Luan e Ruth Hagos (Urban). Una squadra che punta a un suono contemporaneo, internazionale, aperto alla contaminazione.

Dall’altra parte, Atlantic Records Italy, affidata a Marco Masoli, con Filippo Gimigliano e Riccardo Primavera in A&R, sembra voler incarnare l’anima più classica e pop del brand, ma con un occhio all’urban e al mondo indie emergente.

Le due label funzionano come strutture parallele ma autonome, con propri reparti marketing, promozione e digital. Una sorta di competizione interna sana, che potrebbe spingere entrambe a spingersi oltre i limiti del mercato tradizionale italiano.

Dietro, a fare da collante, restano il CEO Pico Cibelli e il VP Gianluca Guido, pronti a supervisionare la nuova architettura come due direttori d’orchestra.

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La logica dietro la rivoluzione

Per capire questa scelta bisogna guardare oltre i comunicati stampa. Warner sta dicendo chiaramente una cosa: il modello monolitico non funziona più.

Oggi un’etichetta discografica deve essere una community, un laboratorio creativo, un acceleratore di visioni. E se vuoi far convivere artisti pop, rapper, produttori elettronici e cantautori, servono ecosistemi diversi.

In questo senso, Warner Records Italy e Atlantic Records Italy non rappresentano una divisione, ma una specializzazione. Due etichette, due identità, due visioni del futuro – ma un unico obiettivo: dare agli artisti italiani la possibilità di pensare in grande, di costruire progetti che non si fermino ai confini nazionali.

Gli obiettivi: agilità, identità, internazionalità

Warner Music Italia non lo nasconde: questa riorganizzazione serve a muoversi più velocemente, a parlare linguaggi diversi e a portare la musica italiana oltre i confini.

Nel 2025, la globalizzazione musicale non è più solo una questione di streaming, ma di mentalità. Gli artisti italiani vogliono collaborare con produttori di Londra, Los Angeles, Lagos o Berlino. Vogliono sentirsi parte di un mondo interconnesso.

E Warner, con queste due label, costruisce le corsie preferenziali per farlo. Da un lato, team più piccoli e agili per seguire da vicino gli artisti; dall’altro, connessioni dirette con la rete internazionale del gruppo, per spingere i progetti più forti anche all’estero.

Un segnale anche per gli indipendenti

Un altro segnale forte arriva con il rafforzamento della divisione ADA Music Italy, dedicata alla distribuzione e ai servizi per etichette indipendenti. Sotto la guida di Renato Tanchis, ADA si collega ora direttamente alla nuova Atlantic, creando un ponte tra major e indie.

In parallelo, Warner consolida partnership con realtà come Attica Music e Triggger, operanti sotto il marchio WEA Music Italy. È una mossa intelligente: invece di combattere l’indipendenza, Warner decide di abbracciarla, offrendo strumenti e piattaforme a chi vuole restare libero ma competitivo.

Un modo per dire: “Puoi essere indie, ma con la forza di una major alle spalle”.

Cosa cambia per artisti e produttori italiani

Per gli artisti, il messaggio è chiaro: più possibilità, più personalizzazione, più visione internazionale. Chi firma con Warner oggi non entra in un “palazzo” unico, ma sceglie tra due mondi diversi, ciascuno con la propria filosofia, i propri team e le proprie modalità operative.

Per produttori, arrangiatori e strumentisti, questo significa nuove porte da aprire. Strutture più agili vogliono dire più spazio per collaborazioni, progetti crossover e sperimentazioni sonore. 

È anche un’occasione per la tecnologia musicale: DAW, AI musicale, sound design e strumenti ibridi stanno diventando parte integrante delle produzioni Warner, e la nuova organizzazione potrà adottarli con meno burocrazia e più libertà creativa.

Una major con mentalità startup

Warner Music Italia non è più la major “classica” che pubblica dischi e basta. È un ibrido tra multinazionale e startup creativa. Due label con visioni autonome, una struttura orizzontale, un ecosistema flessibile che ricorda più una tech company che un’etichetta tradizionale.

E forse è proprio questo il punto: nel 2025, la musica non è più un prodotto ma un processo dinamico, e chi controlla il processo controlla il futuro.

Conclusioni

La nascita di Warner Records Italy e Atlantic Records Italy non è solo una notizia di business: è un messaggio. Warner Music Italia non vuole più essere un colosso che guarda dall’alto, ma una factory di suoni, talenti e idee. Una major che parla la lingua degli artisti, che capisce la velocità dei social e che guarda al futuro con mentalità globale.

È la fine di un’era – e l’inizio di qualcosa che, se funzionerà, potrebbe riscrivere le regole dell’industria musicale italiana.

Ulteriori Informazioni:

Susanna Staiano
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Warner Records Italy e Atlantic Records Italy: la rivoluzione di Warner
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