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Quando un gigante del progressive rock come Rick Wakeman condivide notizie sulla propria salute, l’intero mondo degli appassionati di tastiere e musica sinfonica trattiene il fiato. Negli ultimi mesi, infatti, il maestro ha affrontato un periodo delicato, tra un intervento al midollo spinale e una successiva operazione al cervello. Una situazione complessa che aveva inevitabilmente generato preoccupazione.

Ma oggi arrivano parole che riportano luce e sollievo: Wakeman ha annunciato che l’operazione è andata bene e che il recupero sta procedendo positivamente. E lo ha fatto con l’ironia che da sempre lo contraddistingue: “It doesn’t seem to have affected my piano playing – I still seem to be very capable of hitting the odd wrong note here and there.”
Una frase semplice, elegante e divertente, che racconta in poche parole due verità: sta meglio e non ha perso quello spirito brillante che lo ha reso unico nella storia del rock.

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Un periodo impegnativo, affrontato con forza e humor

Le recenti operazioni hanno inevitabilmente suscitato timori, soprattutto considerando l’età dell’artista e la delicatezza delle zone interessate. Tuttavia, Wakeman ha mostrato una forza d’animo straordinaria, aggiornando i fan con trasparenza e serenità.

Il fatto che sia tornato a scherzare sull’argomento – persino sulla sua abilità di “colpire note sbagliate” – non è solo un modo per alleggerire l’atmosfera: è un segnale concreto della sua ripresa, ma anche della lucidità e della vitalità che non lo hanno mai abbandonato.

Per chi conosce Wakeman, non è una sorpresa: l’uomo dietro le tastiere ha affrontato decenni di tour, registrazioni e sperimentazioni musicali senza mai fermarsi, e questo nuovo passo avanti nel suo recupero conferma ancora una volta il suo straordinario carattere.

Rick Wakeman: un nome che ha definito il progressive rock

La notizia della sua ripresa offre anche l’occasione perfetta per celebrare una carriera che ha letteralmente cambiato la storia della musica. Parlare di Rick Wakeman significa parlare di esplorazione sonora, virtuosismo tecnico e immaginazione creativa portata ai massimi livelli.

Nato nel 1949 a Londra, Wakeman si impose già da adolescente come un talento prodigioso. Dopo gli studi al Royal College of Music, iniziò a collaborare come session man con alcuni fra i più grandi artisti britannici: da David Bowie – indimenticabile il suo pianoforte in Life on Mars? – a Cat Stevens, T. Rex ed Elton John.

Il suo gioco di contrasti tra pianoforte classico, organo Hammond, Mellotron e primi synth analogici lo rese in breve tempo una figura di riferimento nella scena rock.

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L’era Yes: quando Wakeman diventò una leggenda

L’ingresso negli Yes nel 1971 segna il punto di non ritorno: è qui che il mondo scopre Rick Wakeman come icona.
Con lui, il suono della band cambia radicalmente: non più semplice accompagnamento tastieristico, ma veri e propri paesaggi sonori che diventano il cuore delle composizioni.

Album come:

  • Fragile
  • Close to the Edge
  • Tales from Topographic Oceans
  • Going for the One

hanno scolpito nella storia non solo il progressive rock, ma il modo stesso di intendere la tastiera nella musica moderna. Wakeman non suonava semplicemente: costruiva mondi, mescolando virtuosismo classico, improvvisazione jazzistica e coraggio sperimentale.

E sul palco, il suo stile teatrale – mantelli, luci, rack di strumenti – contribuì a trasformare il tastierista in una figura protagonista, al pari del chitarrista o del frontman.

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Una carriera solista mastodontica: concept, orchestra e pure visioni

Oltre agli Yes, Wakeman ha costruito una carriera solista monumentale, tra concept album, opere sinfoniche e progetti sperimentali. Basti ricordare:

  • The Six Wives of Henry VIII (1973), che gli garantisce fama mondiale
  • Journey to the Centre of the Earth (1974), registrato con orchestra e coro
  • The Myths and Legends of King Arthur (1975), un’epopea sonora unica

La sua discografia supera i 100 titoli: un numero che pochi artisti nella storia possono vantare.

E non si parla solo di quantità, ma di continuità creativa: ogni progetto porta con sé un’idea, una narrazione, un universo sonoro completo.

Conclusioni

L’eredità di Rick Wakeman è immensa: ha ridefinito il ruolo del tastierista, ha portato i synth nell’olimpo del rock e ha mostrato a generazioni intere che la tecnica può diventare narrazione, emozione e avventura.

Il fatto che oggi stia recuperando è una notizia che risuona ben oltre la cerchia dei fan: significa che un pezzo fondamentale della storia del rock continua a brillare.

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Susanna Staiano
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