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La morte di Chris Rea segna la scomparsa di uno dei cantautori più riconoscibili della musica britannica. Voce roca, slide guitar inconfondibile e una poetica profondamente legata alla strada, al viaggio e alla vita quotidiana: Rea si è spento all’età di 74 anni lasciando un catalogo che attraversa rock, blues e songwriting d’autore.

La morte di Chris Rea e l’annuncio

La morte di Chris Rea è stata confermata all’età di 74 anni. L’artista combatteva da decenni con gravi problemi di salute, che avevano profondamente segnato la sua carriera e il suo rapporto con l’industria musicale, senza però spegnerne la creatività.

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Chi era Chris Rea: origini e primi passi

Nato nel 1951 a Middlesbrough come Christopher Anton Rea, da padre italiano e madre irlandese, Chris Rea cresce in una famiglia numerosa legata all’attività delle gelaterie Camillo’s, fondate dal padre. Proprio lavorando nei locali di famiglia matura un carattere concreto e riflessivo, lontano dagli stereotipi della rockstar.

La musica arriva relativamente tardi: la sua prima chitarra è una Höfner V3 del 1961, acquistata nei primi anni ’70, quando avrebbe dovuto dedicarsi allo sviluppo dell’azienda di famiglia ma preferiva suonare slide guitar nel retrobottega.

Dall’esordio al successo internazionale

Dopo alcune esperienze con band locali come The Beautiful Losers, Rea ottiene un contratto solista con Magnet Records.
Il debutto discografico Whatever Happened to Benny Santini? (1978) contiene Fool (If You Think It’s Over), brano che conquista il mercato statunitense e gli vale una nomination ai Grammy come miglior nuovo artista.

Negli anni successivi pubblica 25 album solisti, due dei quali raggiungono la vetta delle classifiche UK, costruendo una carriera solida, coerente e lontana dalle mode.

Canzoni iconiche e poetica della strada

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Gran parte dell’immaginario musicale di Rea nasce dal rapporto viscerale con l’automobile e il viaggio.
Brani come Road to Hell, Auberge, On the Beach e Driving Home for Christmas trasformano il traffico, l’asfalto e l’attesa in metafore esistenziali.

Driving Home for Christmas, inizialmente osteggiata dallo stesso Rea, nasce durante un viaggio invernale su una vecchia Austin Mini, bloccato nel traffico e nella neve: un’intuizione durata pochi minuti, diventata una delle canzoni natalizie più trasmesse di sempre.

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La malattia e la svolta artistica

A soli 33 anni a Chris Rea viene diagnosticato un tumore al pancreas. Subisce un intervento estremamente invasivo che comporta l’asportazione di pancreas, duodeno, cistifellea e parte del fegato. Diventa diabetico di tipo 1 e sviluppa anche problemi renali.

Queste condizioni lo portano a ripensare completamente la sua carriera: rinuncia ai lunghi tour americani e sceglie un percorso più intimo e personale, concentrato sulla qualità della musica piuttosto che sul successo commerciale.

Cinema, auto e passioni fuori dal palco

Rea realizza anche il sogno di comporre per il cinema con il film La Passione (1996), di cui firma colonna sonora e titolo principale. Recita inoltre in Parting Shots (1999).

Grande appassionato di motori, possiede e guida auto d’epoca, tra cui una Morris Minor del 1957 ex polizia, e collabora occasionalmente con il mondo della Formula 1, stringendo amicizia con Eddie Jordan.

Gli ultimi anni e l’eredità musicale

Nel 2016 subisce un ictus ma riesce comunque a tornare in studio e in tour con l’album Road Songs for Lovers, testimonianza di una resilienza artistica rara.

La morte di Chris Rea chiude una carriera costruita sulla coerenza, sull’autenticità e su una scrittura capace di raccontare le piccole cose con profondità universale. La strada, per lui, non era solo un luogo fisico, ma una metafora continua della vita.

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Conclusioni

Con la morte di Chris Rea, la musica perde una voce unica, capace di unire blues, rock e narrazione quotidiana senza compromessi. Le sue canzoni continuano a viaggiare, stagione dopo stagione, come colonne sonore di vite comuni.

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Francesco Di Mauro
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