a cura di Francesco Di Mauro | Tempo di lettura approssimativo: 5 minuti
Costruzione delle chitarre: il segreto di Paul Reed Smith

Costruzione delle chitarre: il segreto di Paul Reed Smith  ·  Fonte: YouTube / PRS

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Nel mondo della costruzione delle chitarre, pochi nomi hanno il peso e l’autorevolezza di Paul Reed Smith. Fondatore dell’iconico marchio PRS e profondo conoscitore dei legni da liuteria, Smith ha recentemente ribadito un concetto che per molti potrebbe risultare sorprendente: il vero cuore di una chitarra non sono i pickup, né la forma del body. Secondo lui, è il manico a fare la differenza. Una dichiarazione forte, che merita di essere approfondita — perché dalle mani di chi costruisce chitarre leggendarie, ogni parola ha il peso del legno stagionato.

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Cosa conta davvero in una chitarra secondo Paul Reed Smith

Nel video pubblicato sul canale YouTube ufficiale di PRS all’interno della serie Rules of Tone, Paul Reed Smith è chiaro: “Non c’è nulla di più importante nella costruzione di una chitarra del manico”. E non si tratta di una provocazione o di una visione alternativa: è la sintesi di decenni di esperienza nella liuteria ad altissimo livello, in cui ogni dettaglio viene valutato non solo per il suono, ma per come si integra nell’interazione fisica tra strumento e musicista.

Per Reed Smith, il manico è il punto di contatto più diretto tra chitarrista e chitarra. È lì che si sviluppa l’azione, è lì che la vibrazione delle corde si trasmette prima di raggiungere il corpo e i pickup. Ma c’è di più: la risonanza intrinseca del legno del manico influisce profondamente sul suono finale dello strumento, anche prima di montare qualsiasi elettronica. Questo significa che una buona chitarra inizia già a “suonare” come tale quando è ancora in fase di lavorazione, semplicemente facendo vibrare il manico grezzo.

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Il manico come elemento risonante

Smith descrive il manico come una parte “sbilanciata” rispetto al corpo. A differenza di un diapason perfettamente simmetrico, il manico ha un’estremità pesante (le meccaniche) e un’altra con più massa (i tasti). Questa distribuzione non uniforme comporta che la sua rigidità e capacità di trasmettere vibrazioni influenzano fortemente il sustain e l’attacco dello strumento.

Un manico debole o mal progettato, dice Smith, è come una campana a cui è stato praticato un foro con un filo passato all’interno: quando la si suona, il suono è smorzato, piatto, privo di brillantezza. L’analogia è illuminante, e mette in discussione l’idea comune che il manico sia solo una “struttura portante”. In realtà, è un componente tonale a tutti gli effetti.

Il truss rod è solo un supporto, non il protagonista

Un altro punto toccato da Paul Reed Smith riguarda la funzione del truss rod, la barra regolabile inserita nel manico per controllarne la curvatura. Secondo Smith, la sua presenza è indispensabile, ma solo in quanto misura di sicurezza. “Quando bisogna stringere troppo il truss rod,” spiega, “si introduce una tensione che soffoca le vibrazioni e penalizza il sustain.”

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Il truss rod, quindi, non dovrebbe mai diventare un mezzo per compensare una cattiva progettazione o un legno di scarsa qualità. Al contrario, un manico ben costruito e robusto dovrebbe reggere la tensione delle corde senza bisogno di interventi eccessivi. Questo è il vero segreto delle PRS più amate dai professionisti: solidità strutturale e resa sonora vanno di pari passo.

Il ruolo del legno secondo PRS

Già in passato Paul Reed Smith aveva sottolineato quanto il legno conti nella costruzione delle chitarre. Ma attenzione: non si tratta solo di scegliere essenze “nobili”, quanto piuttosto di capire come ogni tipo di legno reagisce, vibra, si comporta sotto stress e nel tempo.

Secondo Smith, due chitarre identiche ma costruite con legni diversi non suoneranno mai allo stesso modo. Il legno ha una “voce”, una risposta unica che può esaltare o limitare le qualità di uno strumento. Ed è per questo che PRS continua a selezionare personalmente le tavole, trattandole con attenzione quasi maniacale in ogni fase del processo produttivo.

Per Smith, dire che il legno non conta equivarrebbe a dire che non conta nemmeno il materiale del ponte o del capotasto. Ma chiunque abbia suonato strumenti diversi lo sa: ogni minimo dettaglio può alterare radicalmente la risposta dello strumento, soprattutto quando si parla di manico chitarra, dove legno, truss rod e finitura interagiscono in modo complesso e delicato.

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Oltre i pickup: un cambio di paradigma

Le dichiarazioni di Paul Reed Smith suonano come una lezione, ma anche come una sfida. In un’epoca in cui tanti chitarristi cercano il proprio suono in un nuovo set di pickup o in pedali sempre più sofisticati, PRS ci invita a guardare dove tutto inizia: nel legno, nella struttura, nella fisica dello strumento.

È un invito a riscoprire l’approccio artigianale, a pensare alla chitarra come a un insieme organico in cui ogni parte ha un ruolo. E soprattutto a smettere di considerare il manico come un semplice supporto per le dita. Perché è lì che nasce il suono, ed è lì che un vero liutaio fa la differenza.

Conclusioni

Le parole di Paul Reed Smith ci ricordano che la costruzione delle chitarre è un’arte complessa, fatta di sensibilità, fisica e ascolto. Il manico, spesso trascurato rispetto a componenti più visibili o modaioli, è in realtà il cuore vibrante dello strumento. E imparare a riconoscerne l’importanza può essere il primo passo per capire davvero cosa rende una chitarra “magica”.

Alla fine, come in tutte le arti, conta l’esperienza. E quando a parlare è un uomo che ha passato quarant’anni a costruire strumenti per i più grandi musicisti del mondo, forse vale la pena ascoltarlo. Con attenzione, e magari con la mano già sulla tastiera, pronta a sentire se quel manico… suona davvero.

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