a cura di Francesco Di Mauro | Tempo di lettura approssimativo: 5 minuti
Glastonbury Festival 2025: i 5 momenti che fanno già discutere

Glastonbury Festival 2025: i 5 momenti che fanno già discutere  ·  Fonte: Passione Strumenti

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Si è appena concluso nella storica cornice di Worthy Farm il Glastonbury Festival 2025, uno degli eventi musicali più amati e controversi d’Europa. Tra ritorni emozionanti, performance incendiarie e polemiche politiche, questa edizione ha lasciato un segno indelebile nel cuore di chi c’era. Eppure, chi già pregustava un momento epocale – come la tanto vociferata reunion degli Oasis – è rimasto a bocca asciutta: Noel e Liam Gallagher non si sono neppure avvicinati a un’intesa.

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Mentre i campi fangosi di Pilton si preparano alla consueta pausa quinquennale, il mondo della musica si interroga: cosa resta di Glastonbury Festival 2025 e cosa racconteremo di quest’edizione fra vent’anni?

Glastonbury Festival: storia di un rito collettivo

Dai suoi esordi nel 1970 come raduno hippie a festival multiculturale, Glastonbury è diventato un simbolo. Ogni estate centinaia di migliaia di fan piantano la tenda tra prati e fattorie per tre giorni di musica, dibattiti, performance alternative e incontri imprevedibili. Quest’anno, con oltre 4.000 spettacoli, l’anima ribelle di Glasto si è mostrata più viva che mai.

I 5 momenti che hanno fatto la storia di Glastonbury Festival 2025

Lewis Capaldi: un ritorno carico di lacrime e gratitudine

Tra tutti, la performance più toccante è stata quella di Lewis Capaldi. Due anni fa, proprio su quel palco, la sindrome di Tourette lo aveva costretto a interrompere Someone You Loved, mentre il pubblico intonava il brano al suo posto. Il Glasto 2023 era diventato l’emblema della vulnerabilità di Capaldi e del suo bisogno di prendersi una lunga pausa.

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Quest’anno, a sorpresa, Capaldi è tornato sul Pyramid Stage per un secret show. Poche parole, voce rotta dall’emozione: «Due anni fa non riuscivo a cantare questa canzone per un motivo diverso. Stavolta faccio fatica per un buon motivo». L’annuncio della nuova Survive, dedicata alle sue battaglie con la salute mentale, è stato un abbraccio collettivo con decine di migliaia di fan in lacrime.

Olivia Rodrigo e Robert Smith: due generazioni, una poesia dark

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Non capita tutti i giorni di vedere Olivia Rodrigo, la popstar Gen Z, dividere il palco con una leggenda come Robert Smith dei Cure. Con Friday I’m in Love e Just Like Heaven riarrangiate in chiave acustica, la loro esibizione ha fatto da ponte tra fan di epoche diverse. Un duetto che ha illuminato il main stage del Glastonbury Festival 2025 come fosse un piccolo club intimo, confermando Olivia tra le performer più imprevedibili di questa generazione.

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Charli XCX: la Brat Era va a fuoco (letteralmente)

Mentre tutti si aspettavano il solito show pop pieno di hit, Charli XCX ha portato a Glasto un gesto simbolico: bruciare scenicamente la sua Brat Era. L’artista britannica ha dichiarato di voler chiudere quel capitolo per lasciarsi alle spalle un’estetica ormai “incompresa dai boomer” – parole sue – e abbracciare un pop ancora più sperimentale. Un segnale di rottura che racconta bene l’irriverenza di Glastonbury.

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Skepta: l’eroe dell’imprevisto

Quando i Deftones hanno cancellato all’ultimo la loro esibizione, molti temevano un buco in scaletta. Ma Skepta ha colmato quel vuoto con un set grime esplosivo, organizzato in appena quattro ore. Un live che ha messo in riga 100.000 spettatori, consacrando Skepta come uno degli artisti britannici più solidi della sua generazione. A Glasto, i colpi di scena sono quasi obbligatori.

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Kneecap e Bob Vylan: la miccia di una tempesta politica

Glastonbury non è mai stato solo un festival musicale: è anche megafono politico. Quest’anno lo scontro più acceso è esploso dopo i set di Kneecap e Bob Vylan, che hanno trasformato i loro concerti in manifestazioni di piazza contro la politica estera britannica e israeliana.

Sul palco di West Holts, Bob Vylan ha guidato migliaia di persone in cori come “Morte alle IDF” e “Liberate la Palestina”. La BBC, travolta dalle polemiche, ha interrotto lo streaming del loro set, definendo “profondamente offensivi” alcuni messaggi.

I Kneecap, a loro volta, hanno scaldato il pubblico con slogan come “Fuck Keir Starmer”, dopo che lo stesso Primo Ministro aveva tentato invano di rimuoverli dalla lineup a causa di controversie legate al presunto sostegno ad Hamas e Hezbollah da parte del frontman Mo Chara.

La risposta dell’organizzazione è arrivata chiara: “Qui non c’è spazio per antisemitismo, odio o incitamento alla violenza. La presenza di un artista non implica mai l’approvazione delle sue idee”. E mentre la polizia del Somerset apre un fascicolo, i social continuano a dividersi. Ma in fondo è questo il DNA di Glastonbury: un palco dove la musica è politica e viceversa.

Fallow Year: riposo per la terra, rinascita per la comunità

Fin dalla sua nascita, Glastonbury rispetta la regola della Fallow Year: ogni cinque anni, i campi di Worthy Farm si fermano per rigenerarsi. Non è solo una questione agricola – anche se i terreni, calpestati da centinaia di migliaia di fan, hanno bisogno di tempo per riprendersi – ma anche un modo per permettere a residenti, organizzatori e volontari di tirare il fiato.

La pausa è parte della leggenda: una promessa di ritorno ancora più potente. L’appuntamento? Già fissato per il 2027.

Conclusioni

Il Glastonbury Festival 2025 sarà ricordato come un’edizione di forti contrasti: esibizioni intime e commoventi come quella di Capaldi, duetti da sogno, show incendiari e polemiche politiche che echeggeranno ancora a lungo.

Ora i campi di Pilton riposeranno, ma chi ama la musica dal vivo ha già cerchiato in rosso la prossima data: 2027. Perché Glastonbury non è solo un festival, è un rito collettivo che non smette mai di rinascere.

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