Pochi progetti hanno saputo unire musica, identità e territorio come quello del museo di Steven Tyler a Cotronei, piccolo comune della Sila crotonese. Doveva essere un tributo alle origini italiane del leggendario cantante degli Aerosmith, ma si è trasformato in una storia incredibile, fatta di promesse, fondi pubblici e un’indagine che coinvolge anche l’amministrazione locale. Una storia che, più che un inno al rock, oggi somiglia a una ballata malinconica.
Le origini calabresi di un’icona del rock
Il vero nome di Steven Tyler è Steven Victor Tallarico. Il nonno paterno, Giovanni Tallarico, nacque proprio a Cotronei prima di emigrare negli Stati Uniti all’inizio del Novecento.
Quando nel 2013 il frontman degli Aerosmith scoprì le sue radici e visitò il borgo, fu accolto come un figlio ritrovato. Le immagini del suo arrivo tra le vie del paese fecero il giro dei media italiani: Tyler, sorridente e commosso, prometteva di “tornare presto, con la musica”.
Da quel momento nacque l’idea di trasformare Cotronei nel “borgo del rock”, con un museo dedicato alla carriera di Tyler, una scuola di musica e un percorso turistico legato alle sue origini.
Un progetto ambizioso da oltre un milione di euro
Il piano iniziale prevedeva un investimento pubblico di circa 1,3 milioni di euro, finanziato dalla Regione Calabria, per la creazione del “Museo del Rock – Steven Tyler”. L’idea era quella di utilizzare Palazzo Bevilacqua, l’antica residenza dei Tallarico nel centro storico di Cotronei, come sede principale. Un progetto con un valore simbolico fortissimo: riportare la musica nel luogo da cui tutto era cominciato.
Oltre al museo, il progetto prevedeva la realizzazione di spazi didattici, sale per prove musicali e un centro culturale per i giovani artisti locali. Un modo per unire memoria e futuro, legando la leggenda di Tyler alla rinascita culturale di un territorio spesso dimenticato.
Dal sogno alla controversia
Col passare del tempo, però, qualcosa si è incrinato. Il progetto cambiò direzione, e il palazzo storico venne accantonato a favore di un edificio diverso, in una zona periferica del paese.
Una scelta che fece insospettire i familiari di Steven Tyler, che avevano appoggiato l’iniziativa solo a condizione che fosse rispettata la sede originaria legata alla famiglia Tallarico.
Da lì iniziò una serie di contestazioni: documenti non chiari, modifiche ai piani originali, autorizzazioni non completate e spese difficili da giustificare. Il cantante, informato della situazione, avrebbe chiesto di non usare più il suo nome per il progetto.
L’inchiesta e gli indagati
Nel 2025 la vicenda è approdata in Procura. Quindici persone risultano indagate per reati che vanno dal falso ideologico alla truffa aggravata, passando per abuso d’ufficio e corruzione. Tra loro ci sarebbero amministratori comunali, tecnici e funzionari coinvolti nella gestione dei fondi.
Secondo gli inquirenti, parte del denaro pubblico sarebbe stata utilizzata per acquisti e lavori non conformi al progetto originale. Il risultato? Nessun museo, nessuna scuola di musica e un edificio rimasto incompiuto.
Cotronei, il “borgo del rock” che non è mai nato
Oggi, a distanza di anni, il museo dedicato a Steven Tyler resta solo un’idea sulla carta. A Cotronei non c’è alcuna sala che celebri la carriera degli Aerosmith, nessun percorso turistico, nessun palco per giovani musicisti. Il sogno di un borgo calabrese che voleva diventare la “Memphis del Sud Italia” si è scontrato con la realtà della burocrazia e di un’amministrazione finita sotto accusa.
Eppure, per molti abitanti, l’idea di un museo del rock resta viva. Perché dietro questa storia assurda non c’è solo un fallimento, ma anche il desiderio di valorizzare la propria identità attraverso la musica.
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