L’universo creativo di Paolo Angeli è uno di quei rari territori musicali in cui tradizione e innovazione si intrecciano senza mai scontrarsi. La sua chitarra sarda preparata è un laboratorio sonoro vivente, un ibrido futuristico capace di far convivere il passato, la manualità artigianale e una visionarietà sonora che non conosce confini. Parlare di “strumento” è riduttivo: quello di Angeli è un sistema complesso, un ambiente musicale totale, una vera e propria orchestra imbracciata da un unico musicista.
Nel cuore del suo lavoro c’è la chitarra tradizionale della Sardegna, ma ciò che ne ha fatto è qualcosa che supera la definizione stessa di chitarra. Il risultato è un mondo timbrico densissimo, ricco di contrasti, sfumature, ironia e umanità.
Un laboratorio sonoro a sei corde (e molto di più)
Immaginare lo strumento di Paolo Angeli richiede di abbandonare qualsiasi riferimento convenzionale. Sulla base di una sei corde sarda, Angeli ha installato un vero “negozio di giocattoli sonori”:
martelletti, pedali, eliche, molle, corde di droni, pickup multipli e persino due suonerie di cellulare integrate nel corpo dello strumento. Ogni elemento aggiunge un livello di imprevedibilità, texture e possibilità espressive che non esistono su nessun altro strumento al mondo.
È un’opera di liuteria radicale, ma non fine a sé stessa. Ogni modifica nasce da un’esigenza musicale: espandere i limiti del timbro, ampliare la dinamica, trasformare la chitarra in un organismo capace di dialogare con sé stesso mentre il musicista improvvisa.
A differenza di molte chitarre preparate legate alla sperimentazione colta, quella di Angeli è profondamente legata al gesto, alla fisicità e alla tradizione popolare. La tecnica esecutiva è un misto di pizzicato, arco, percussioni sul corpo, attivazioni meccaniche e manipolazioni in tempo reale: un vero ecosistema performativo.
La tradizione sarda come trampolino verso l’ignoto
Nonostante l’aspetto futuristico dello strumento, il cuore della musica di Angeli rimane radicato nella sua terra d’origine, la Sardegna. Il suo linguaggio nasce da canti, ballate, forme popolari come il canto a tenore, che spesso emergono nelle sue composizioni come ombre, memorie, echi lontani. Ma non rimangono mai immobili.
Come accade ai migliori innovatori, Angeli non distrugge la tradizione: la piega, la torce, la distorce fino a farla risplendere sotto una nuova luce. Il risultato è un viaggio sonoro che si muove tra:
- jazz moderno
- musica sperimentale
- improvvisazione radicale
- scrittura contemporanea
- accenni di estetica punk
- melodie intime e quasi classiche
Eppure, non appartiene mai completamente a nessuno di questi generi. Li sfiora, li intreccia, li supera. Questo è uno degli elementi che rende Angeli così interessante soprattutto per chi ama strumenti musicali non convenzionali: il suo lavoro dimostra quanto una singola idea radicale possa ridisegnare un intero campo sonoro.
Una tavolozza di colori super-saturi
L’insieme di corde, meccanismi ed estensioni permette ad Angeli di generare timbri impossibili:
- bordoni che ricordano l’armonium
- armonici che sembrano provenire da strumenti orientali
- percussioni metalliche che evocano la prepared piano technique
- ronzii dronanti da musica elettronica
- melodie limpide e liriche
- rumori e colpi che richiamano la sperimentazione più estrema
Il risultato è una tavolozza di colori super-saturi, quasi cinematografica. Ogni performance diventa una narrazione imprevedibile, dove improvvisazione e composizione si incontrano continuamente.
Molti musicisti parlano di “un solo strumento per mille suoni”. Angeli va oltre: il suo setup è un’intera one-man band del nuovo millennio, come lui stesso ama definirla. Una definizione perfetta, perché ciò che esce dal suo strumento è un dialogo tra molte voci, unite da un unico interprete.
Umanità, ironia e la scena di Barcellona
Pur utilizzando una strumentazione che sembra uscita da un laboratorio futuristico, la musica di Angeli rimane sorprendentemente umana, calda, persino giocosa. C’è umorismo nei suoi gesti performativi, una delicatezza nel modo in cui lascia parlare il suono, una leggerezza che si percepisce anche nei momenti più sperimentali.
La sua personalità musicale si lega bene al contesto in cui vive da anni: Barcellona, una città che accoglie mescolanze culturali, sperimentazioni e ibridi estetici. Non è un caso che Angeli si sia trovato proprio lì, in un ambiente fertile dove la sua chitarra-orchestra ha trovato terreno ideale per evolversi.
Perché il lavoro di Angeli parla agli appassionati di strumenti musicali
Chi segue Passione Strumenti sa quanto affascinante possa essere la trasformazione degli strumenti tradizionali. Il caso di Angeli è emblematico: dimostra che un’idea visionaria, unita alla manualità liutaria e alla sensibilità artistica, può creare qualcosa di irripetibile.
Un vero e proprio invito ai musicisti: gli strumenti non sono entità fisse, ma organismi in evoluzione. Innovare non significa abbandonare le radici, ma coltivarle in una forma nuova.
Conclusioni
Il percorso di Paolo Angeli mostra come la tradizione possa trasformarsi in pura innovazione quando incontra creatività, liuteria visionaria e un rapporto profondamente umano con il suono. La sua chitarra sarda preparata è il simbolo perfetto di questo equilibrio: un ponte tra radici e futuro, tra sperimentazione e calore emotivo.
Per scoprire davvero la forza di questo universo sonoro, niente è più efficace dell’esperienza dal vivo. Le prossime date del tour italiano:
- 20 gennaio 2026 — Torino, Teatro Vittoria
- 21 gennaio 2026 — Milano, Arci Bellezza
Ulteriori Informazioni:
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