“Ho pensato: canto un paio di strofe e questo posto impazzisce. E invece mi hanno preso per un altro cogl** da karaoke!*”
Così Bruce Springsteen ha aperto la sua intervista al Jimmy Kimmel Live! lo scorso 2 ottobre 2025, tra risate e aneddoti, in compagnia dell’attore Jeremy Allen White. Ma l’occasione non era solo una serata di leggerezza: il Boss era lì per parlare del suo attesissimo biopic, “Springsteen: Deliver Me From Nowhere”, in uscita nelle sale americane il 24 ottobre 2025.
“Springsteen: Deliver Me From Nowhere” – Un film sul lato più intimo del Boss
Il biopic è ispirato al libro di Warren Zanes, “Deliver Me from Nowhere: The Making of Bruce Springsteen’s Nebraska” (2023), un’opera che analizza in profondità la genesi di uno dei dischi più cupi e rivoluzionari di Springsteen, “Nebraska” (1982).
Il film — scritto e diretto da Scott Cooper (Crazy Heart, Hostiles) — non è un classico racconto cronologico della carriera del Boss, ma una ricostruzione emotiva e psicologica di un periodo cruciale. È proprio in quegli anni che Springsteen, all’apice del successo dopo The River, sceglie di chiudersi in casa con un registratore a quattro piste e dare vita a uno degli album più essenziali e profondi della musica americana.
Jeremy Allen White è il nuovo Boss
Nel ruolo di Bruce Springsteen troviamo Jeremy Allen White, star della serie The Bear, scelta che ha già fatto discutere fan e critica. Durante la chiacchierata da Kimmel, Springsteen ha commentato con la consueta ironia:
“Lui è molto più bello di me a quell’età. Ma se riesce a catturare quello che avevo dentro, allora il film sarà autentico.”
Il Boss ha poi raccontato come abbia lavorato a stretto contatto con l’attore e il regista, fornendo materiale d’archivio, note personali e persino i nastri originali delle registrazioni di Nebraska. Un dettaglio che promette una fedeltà artistica rara nei biopic musicali.
Un racconto di isolamento, arte e libertà
Il film Deliver Me From Nowhere esplora la tensione tra successo e solitudine, tra aspettative dell’industria e necessità creativa. Springsteen ha ricordato:
“Avevo bisogno di ritrovare il silenzio, la verità. Nebraska è nato da lì: un disco registrato in casa, con tutti i suoi errori e la sua umanità.”
Il regista Scott Cooper, noto per il suo tocco realistico e per la capacità di raccontare la fragilità dei suoi protagonisti, sembra la scelta ideale per portare sullo schermo questa dimensione più cruda e poetica di Springsteen. Secondo le prime recensioni dai test screening, il film bilancia momenti di introspezione con scene musicali intense, mantenendo uno stile visivo essenziale e malinconico, proprio come il disco a cui si ispira.
Dal Nebraska al mondo: il lascito del Boss
“Deliver Me From Nowhere” non è solo un film biografico: è un viaggio dentro l’anima di un artista che, a più di quarant’anni da Nebraska, continua a interrogarsi sul senso della musica e dell’America.
Springsteen ha dichiarato nel corso dell’intervista che il film è anche un tributo “a tutte le persone che cercano di restare fedeli a se stesse, anche quando il mondo chiede altro”. Una riflessione che oggi, in un’epoca dominata da produzioni digitali e perfezione patinata, suona più attuale che mai.
Un appuntamento imperdibile per i fan
L’uscita del biopic segna l’inizio di una nuova fase per il mito di Springsteen, questa volta raccontato non solo attraverso la musica, ma anche attraverso il cinema. Con Jeremy Allen White nei panni del Boss e Scott Cooper dietro la macchina da presa, “Springsteen: Deliver Me From Nowhere” si prepara a diventare uno dei film musicali più attesi del 2025.
Bruce, intanto, sembra pronto a prendersi ancora una volta la scena — con la stessa ironia di sempre e una nuova consapevolezza del suo percorso artistico.
Ulteriori Informazioni:
- La mente dietro Sabrina Carpenter: Amy Allen e la rivoluzione silenziosa delle donne nella musica
- Pagina Instagram del Boss
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