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Spotify IA: la piattaforma di streaming musicale più usata al mondo ha annunciato la rimozione di oltre 75 milioni di canzoni generate dall’intelligenza artificiale, accusate di essere “spazzatura digitale” che rischia di danneggiare artisti e ascoltatori. Una decisione storica che segna una netta presa di posizione contro l’uso distorto della tecnologia nel panorama musicale.

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Spotify dichiara guerra alla musica artificiale

Secondo quanto comunicato dall’azienda svedese, le canzoni eliminate sono state pubblicate nell’arco degli ultimi 12 mesi e rientrano nella categoria di “spam”. Si tratta per lo più di caricamenti di massa, brani duplicati, tracce artificiosamente brevi o realizzate con trucchi SEO pensati per gonfiare ascolti e ricavi senza offrire valore artistico.

Il comunicato ufficiale sottolinea la volontà di proteggere gli utenti e i musicisti da chi usa l’IA in modo improprio, con l’intento di «confondere o ingannare gli ascoltatori» e «interferire con gli artisti reali che lavorano per costruire la propria carriera».

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Nuove regole in arrivo: filtri e trasparenza sull’IA

Spotify non si limita a rimuovere le tracce già pubblicate, ma prepara anche nuove misure che entreranno in vigore in autunno:

  • Filtro anti-spam avanzato, capace di individuare caricamenti sospetti e brani duplicati.
  • Nuova policy sulle voci clonate, che stabilirà limiti chiari all’uso di tecnologie vocali basate sull’IA.
  • Trasparenza verso gli ascoltatori, con un sistema che indicherà in ogni brano il ruolo dell’intelligenza artificiale nella produzione musicale.
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Una piattaforma per gli artisti, non per la “spazzatura digitale”

Spotify ha ribadito che il suo modello resta basato sulla musica concessa in licenza e che i diritti d’autore vengono pagati in base al coinvolgimento reale degli ascoltatori, indipendentemente dagli strumenti utilizzati per la creazione. Tuttavia, la piattaforma difende una linea chiara: favorire un uso responsabile dell’IA e impedire che contenuti di bassa qualità inondino il catalogo.

«Riteniamo che una protezione aggressiva contro gli aspetti peggiori dell’IA sia essenziale per consentirne il potenziale», affermano i vertici della società, auspicando «un futuro in cui artisti e produttori possano decidere in che modo integrare l’IA nel proprio processo creativo».

Cosa significa questa decisione per il futuro della musica

Questa presa di posizione segna un punto di svolta: le piattaforme di streaming non possono più ignorare il fenomeno delle canzoni generate dall’intelligenza artificiale, che negli ultimi mesi hanno invaso cataloghi e classifiche.

La sfida è trovare un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e la tutela del lavoro degli artisti umani. Spotify sembra aver scelto una via netta: non chiudere le porte all’IA, ma regolarne l’uso per evitare abusi e garantire qualità all’interno del suo ecosistema.

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Susanna Staiano
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È la fine della musica creata con l’IA? Spotify cancella 75 milioni di brani
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