Ogni chitarrista lo ha sentito dire almeno una volta: “Puoi abbassare un po’ l’ampli?”. È una frase che fa rabbrividire chiunque ami il proprio suono, perché sappiamo tutti che girare la manopola del volume verso sinistra spesso significa sacrificare il suono che abbiamo costruito con cura. Eppure, nel mondo dei live, trovare l’equilibrio tra il nostro amplificatore e le esigenze del fonico è una delle sfide più delicate — e decisive — per ottenere un suono di chitarra live davvero professionale.
La verità è che la guerra dei volumi può essere evitata, se impariamo a capire come funziona il suono sul palco, come ragiona il fonico e come impostare la nostra strumentazione per ottenere il massimo, senza perdere il piacere di suonare.
Il mito del volume e dello “sweet spot” dell’amplificatore
Ogni chitarrista sa che il proprio ampli “suona bene” solo a un certo livello. È quel punto in cui le valvole si scaldano, il cono inizia a vibrare nel modo giusto e la dinamica delle note diventa viva, organica.
Il problema? Quello ”sweet spot” raramente coincide con il volume accettabile per un locale medio o per il fonico che sta cercando di mantenere un mix pulito e controllato.
Molti tecnici del suono insistono sul fatto che devono avere “il controllo totale” di ciò che esce dal PA. È un concetto sensato nei grandi eventi, dove tutto passa attraverso impianti imponenti. Ma nei club, nei teatri e nei pub — cioè nei contesti in cui la maggior parte dei chitarristi suona davvero — questa logica non sempre ha senso.
In questi ambienti, la chitarra e la batteria sono già abbastanza forti da non necessitare troppa amplificazione aggiuntiva. Il rischio di abbassare troppo l’ampli è quello di perdere feeling, presenza e risposta dinamica, trasformando il suono in qualcosa di sterile e distante, filtrato da un microfono economico e da un PA pensato per voci o batterie, non per chitarre.
Capire il ruolo del fonico: alleato, non nemico
Prima di tutto, bisogna ricordare che il fonico vive una serata molto diversa dalla nostra. Lavora sotto pressione, spesso gestendo più band in sequenza, con tempi stretti e impianti non sempre ideali.
Il suo obiettivo principale è evitare che il pubblico si lamenti perché “non si sente la voce” o “tutto è confuso”.
Ecco perché il fonico tende a chiedere di abbassare gli strumenti rumorosi: la chitarra e la batteria sono le prime vittime. Ma con un po’ di empatia e preparazione, possiamo trasformarlo in un alleato prezioso, non in un censore del nostro suono.
Arrivare puntuali, salutare, presentarsi, fornire un rider tecnico chiaro e conciso (line-up, strumenti, chi canta, chi usa DI), e soprattutto ascoltare le sue richieste durante il soundcheck: sono piccoli gesti che costruiscono fiducia.
Un fonico che percepisce professionalità e collaborazione sarà molto più disposto a lasciare spazio al tuo suono naturale, intervenendo solo dove serve.
Preparare il suono prima del fonico
Il primo passo per suonare bene live è arrivare preparati con un setup adatto al tipo di palco. Presentarsi in un pub con un 100 watt valvolare che deve “respirare” per suonare bene è una ricetta per il disastro.
Se puoi, scegli amplificatori tra i 15 e i 30 watt: abbastanza potenti per un piccolo palco, ma gestibili senza coprire tutto. Se hai solo un ampli grosso, investi in un attenuatore di potenza: uno strumento che permette di spingere le valvole senza diventare assordante.
Anche il posizionamento dell’amplificatore fa la differenza. Un errore comune è lasciarlo a terra, puntato alle ginocchia: tu senti poco, alzi il volume, e finisci per travolgere il resto della band.
Meglio sollevarlo su una sedia o una cassa, inclinarlo leggermente verso l’alto e — se ci sono due chitarristi — posizionare gli amplificatori ai lati del palco, come se fossero due canali stereo. In questo modo il pubblico percepisce un suono più ampio e definito, e sul palco ci si sente meglio a vicenda.
Bilanciare il suono sul palco
Prima ancora di toccare un microfono o chiedere un monitor, lavora sull’equilibrio naturale del gruppo.
Fai provare solo basso e batteria, poi aggiungi le chitarre fino a trovare un bilanciamento chiaro e dinamico.
L’obiettivo è che tutti si sentano senza dipendere eccessivamente dai monitor, che spesso in piccoli locali suonano impastati e rendono le voci più difficili da gestire.
Un buon bilanciamento di palco riduce anche la fatica del fonico, che potrà dedicarsi a rinforzare la voce e i dettagli invece di lottare con volumi ingestibili.
E qui entra in gioco la golden rule del mixing:
“Se non senti qualcosa, non è detto che sia troppo piano — forse qualcos’altro è troppo forte.”
Applicata al palco, questa regola significa che la soluzione non è quasi mai “alzare tutto”, ma piuttosto lasciare spazio. Un chitarrista che sa dosare il volume e la gamma di frequenze del proprio suono fa un enorme favore a tutti, inclusi i compagni di band.
Microfonazione e controllo del suono
Se il tuo ampli viene microfonato, assicurati che il microfono sia posizionato correttamente e che il fonico capisca cosa vuoi ottenere.
Un microfono dinamico messo a caso al centro del cono può rendere il suono tagliente e sterile. Se puoi, chiedi di spostarlo leggermente verso il bordo o di angolarlo. Non serve essere invadenti: basta spiegare che quel piccolo dettaglio cambia completamente la resa.
Ricorda però che il suono che senti sul palco non sarà mai identico a quello che esce dal PA.
Per questo, il tuo obiettivo è ottenere un suono credibile e coerente sul palco, che il fonico possa semplicemente “rinforzare” nel mix, non ricostruire da zero.
Gestire il rapporto con il fonico durante lo show
Durante il concerto, la diplomazia resta la chiave. Se non senti abbastanza voce nel monitor, non interrompere o gesticolare freneticamente: aspetta un momento in cui il fonico sia libero per segnalare il problema.
La calma è la virtù dei professionisti: più sei tranquillo e collaborativo, più il fonico sarà disponibile ad aiutarti.
Evita di cambiare drasticamente il volume del tuo ampli dopo il soundcheck. Anche una piccola variazione può scompensare il mix. Se devi aumentare leggermente per un solo, usa un boost trasparente o un pedale dedicato, non la manopola del volume.
E se qualcosa non va? Ricorda che non è una gara. Il fonico non è tuo avversario, è il tuo partner tecnico: più vi capite, più il pubblico godrà di un suono equilibrato.
Dopo il live: costruire un rapporto duraturo
Una delle abitudini più intelligenti che puoi sviluppare è chiedere feedback dopo il concerto. Chiedi al fonico come suonava la tua chitarra nel mix, se era chiara, se c’erano frequenze problematiche.
Mostrare interesse genuino non solo ti aiuta a migliorare, ma crea un rapporto di fiducia che potrà tornarti utile nei concerti futuri.
Un fonico che ti conosce e sa come lavori sarà più propenso a valorizzare il tuo suono, perché saprà già cosa aspettarsi e quanto può contare su di te.
Conclusioni
Ottenere un ottimo suono di chitarra live non è solo questione di gear o tecnica, ma di equilibrio, comunicazione e ascolto reciproco.
Saper gestire il suono live sul palco significa capire dove finisce il nostro ruolo di musicisti e dove inizia quello del fonico e costruire insieme un ambiente sonoro in cui tutti possano esprimersi al meglio.
Il vero chitarrista professionista non è quello che suona più forte, ma quello che sa farsi sentire senza coprire gli altri.
E quando la band, il fonico e il pubblico sono tutti sulla stessa lunghezza d’onda, il risultato è quello che cerchiamo da sempre: un suono vivo, potente e naturale, che ti fa dimenticare di stare su un palco e ti fa semplicemente suonare.
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