Nel mondo del suono rock il dibattito è eterno: conta di più la chitarra, l’amplificatore o le mani del musicista? Joe Perry, storico chitarrista degli Aerosmith e dichiarato gear obsessive, ha una risposta tanto provocatoria quanto illuminante. Secondo lui, la chitarra non è l’elemento centrale della catena del segnale. Anzi, l’amplificatore è più importante della chitarra… e gli speaker sono persino più cruciali dell’ampli stesso.
Joe Perry: un chitarrista ossessionato dal suono
Joe Perry non è solo il motore riff-oriented degli Aerosmith, ma anche uno dei chitarristi più attenti al dettaglio timbrico. Nel corso della sua carriera ha utilizzato decine di chitarre, amplificatori vintage, testate moderne e cabinet storici, dimostrando una conoscenza profonda della catena del segnale.
La sua idea nasce da un’osservazione semplice: il pubblico non ascolta la chitarra, ascolta ciò che esce dagli speaker. Tutto quello che accade prima – pickup, legni, circuiti – viene inevitabilmente filtrato e trasformato dall’amplificatore e, soprattutto, dal diffusore.
Perché l’amplificatore è più importante della chitarra
Nel suono della chitarra elettrica, l’amplificatore non è un semplice “megafono”. È uno strumento creativo, che modella dinamica, risposta in frequenza, compressione e distorsione.
Storicamente, il carattere sonoro di interi generi musicali è nato da specifici ampli: il crunch britannico dei Marshall, il clean americano dei Fender, il ringhio dei Vox AC30. In molti casi, lo stesso amplificatore ha definito il suono di generazioni di chitarristi, indipendentemente dalla chitarra utilizzata.
Joe Perry sottolinea come, cambiando amplificatore, la stessa chitarra possa sembrare uno strumento completamente diverso. Ed è qui che il mito della chitarra “magica” inizia a vacillare.
Gli speaker: il vero cuore del suono chitarra elettrica
La parte più interessante del discorso di Joe Perry riguarda però gli speaker per chitarra, spesso sottovalutati. Secondo il chitarrista, sono loro l’elemento più determinante dell’intera catena.
Lo speaker è il punto finale del percorso del segnale, quello che trasforma l’elettricità in aria in movimento. È qui che avviene la vera colorazione del suono: risposta sui medi, roll-off delle alte, profondità delle basse frequenze, breakup naturale.
Non è un caso che due cabinet identici, ma con speaker diversi, possano suonare in modo radicalmente opposto. Ed è anche il motivo per cui molti chitarristi storici hanno mantenuto gli stessi coni per decenni, anche cambiando testata o chitarra.
Una lezione che arriva dalla storia
Negli anni ’50 e ’60, i chitarristi non avevano l’ossessione moderna per pickup boutique o legni esotici. Spesso suonavano con strumenti economici, ma collegati a amplificatori e speaker che oggi sono considerati leggendari.
Il blues elettrico, il primo rock’n’roll e l’hard rock nascente devono moltissimo a coni che, tecnicamente, erano tutt’altro che perfetti. Proprio quelle imperfezioni – compressione, distorsione, risposta limitata – hanno creato il suono che oggi cerchiamo di replicare con pedali e simulatori digitali.
Joe Perry evidenzia come il suono “classico” non nasca dalla precisione, ma dalla personalità degli speaker.
La chitarra conta meno? No, ma in modo diverso
Dire che la chitarra è meno importante non significa sminuirla. La chitarra resta fondamentale per feeling, comfort, risposta dinamica e ispirazione personale. Tuttavia, il suo impatto sul suono finale è spesso sopravvalutato.
Due chitarre diverse, attraverso lo stesso ampli e gli stessi speaker, risulteranno più simili di quanto si pensi. Al contrario, una stessa chitarra collegata a due cabinet differenti può sembrare irriconoscibile.
Questo concetto è cruciale per i chitarristi moderni, soprattutto per chi investe grandi cifre in strumenti senza considerare l’anello finale della catena.
Il punto di vista di Joe Perry
La riflessione di Joe Perry è estremamente attuale. In un’epoca in cui si parla molto di modellazione digitale, IR e simulatori, il ruolo dello speaker – reale o virtuale – è più centrale che mai.
Chi suona con un ampli tradizionale dovrebbe considerare seriamente la scelta del cabinet e dei coni. Chi utilizza sistemi digitali dovrebbe prestare la massima attenzione alle impulse response, perché è lì che si gioca gran parte del realismo e della credibilità timbrica.
Investire in uno speaker di qualità può avere un impatto molto maggiore rispetto al cambio di chitarra o all’ennesimo pedale overdrive.
Conclusioni
L’idea che gli speaker siano più importanti della chitarra può sembrare provocatoria, ma è supportata da decenni di storia musicale e dall’esperienza di uno dei chitarristi rock più influenti di sempre.
Sei d’accordo con Joe Perry o pensi che la chitarra resti l’elemento centrale del suono? Raccontaci la tua esperienza nei commenti e condividi l’articolo con altri chitarristi: il dibattito sul tono non finisce mai.
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