Ace Frehley, celebre come il “Spaceman” dei Kiss, è scomparso il 16 ottobre 2025 all’età di 74 anni, lasciando un’eredità indelebile nella storia del rock. La sua morte segna non solo la perdita di un musicista iconico, ma la fine di un capitolo per una band che ha ridefinito il concetto di spettacolo musicale. In questo articolo ripercorriamo la vita e la carriera di Ace: dalle origini umili alla scalata con i Kiss, le difficoltà personali, i progetti solisti e il lascito nel mondo della chitarra.
Le origini di un ribelle del Bronx
Nato come Paul Daniel Frehley nel 1951, nel Bronx, Ace non veniva da un ambiente facile. Cresciuto tra la musica dei Rolling Stones, dei Cream e dei Led Zeppelin, imparò la chitarra quasi da autodidatta. Il suo soprannome “Ace” — assegnato dagli amici per la sua capacità di “rimorchiare” — sarebbe diventato un marchio.
Da ragazzo suonava in piccole band locali, ma il suo destino cambiò quando nel 1973 rispose a un annuncio per un gruppo in cerca di chitarrista. Quella band si sarebbe chiamata Kiss, e avrebbe rivoluzionato per sempre il rock americano.
La nascita dei Kiss e dello “Spaceman”
Con Gene Simmons, Paul Stanley e Peter Criss, Ace Frehley diede vita a una delle band più riconoscibili del pianeta. Non solo per la musica, ma per l’immagine: costumi da supereroi, fuochi d’artificio, spettacoli teatrali e una mitologia rock senza precedenti.
Ace creò il suo alter ego, The Spaceman — il chitarrista venuto dallo spazio, con il volto argentato e la chitarra che sputava fumo. La sua Les Paul Custom argentata, modificata con effetti luminosi, è rimasta una delle icone del rock anni ’70.
Nel suono dei Kiss, la sua chitarra portava qualcosa di inconfondibile: riff incisivi, assoli fluidi, un tocco blues incastonato nel metallo lucente del rock da stadio.
Il successo mondiale e gli anni d’oro
Tra la metà e la fine degli anni ’70, i Kiss divennero un fenomeno culturale. Dischi come Destroyer, Love Gun e Alive! consacrarono la band come simbolo dell’eccesso e dell’immaginario rock.
Ace Frehley non era solo un comprimario: la sua personalità, a metà tra genialità e instabilità, contribuì a definire l’anima più autentica del gruppo.
Fu lui a scrivere “Cold Gin”, uno dei brani più amati dai fan, e a interpretare con grande successo il singolo “New York Groove”, tratto dal suo album solista del 1978.
Il suo modo di suonare, tecnico ma spontaneo, influenzò intere generazioni di chitarristi, da Slash a Dimebag Darrell, fino a Joe Satriani, che lo ha spesso citato come ispirazione.
Il conflitto e l’addio ai Kiss
Come spesso accade nel rock, il successo porta con sé tensioni. Frehley, spirito libero e insofferente alle regole, faticava a convivere con il controllo di Simmons e Stanley. Inoltre, gli eccessi di alcool e la vita da tour cominciarono a pesare.
Dopo la pubblicazione di The Elder nel 1981, un album controverso e poco apprezzato, Ace decise di lasciare la band. Nonostante l’addio, il suo volto rimase impresso nell’immaginario collettivo: per molti, i Kiss “autentici” erano quelli con Ace Frehley alla chitarra.
La rinascita solista con Frehley’s Comet
Negli anni ’80, Ace tornò alla musica con un nuovo progetto: Frehley’s Comet. Un nome che sembrava voler dire tutto — un corpo celeste indipendente, libero di brillare lontano dal sistema dei Kiss.
Con questo gruppo pubblicò album energici e sinceri, come Second Sighting e Trouble Walkin’, dimostrando di saper reggere il palco anche da protagonista.
Il suo stile rimase fedele alle radici hard rock, con un tocco più melodico e personale.
Non mancarono, tuttavia, periodi difficili: incidenti, dipendenze e una lunga lotta per rimanere sobrio. Ma proprio da quelle ferite nacque il lato più umano di Ace, quello che i fan impararono ad amare anche fuori dal trucco argentato.
Il ritorno ai Kiss e gli ultimi anni
Nel 1996, i Kiss annunciarono la reunion della formazione originale, con trucco, costumi e tutto il loro splendore. Il tour mondiale fu un trionfo: teatri, stadi e arene strapiene per rivedere Ace, Gene, Paul e Peter insieme dopo più di un decennio.
Nonostante i contrasti non fossero mai del tutto scomparsi, Ace tornò sul palco con la stessa energia degli anni ’70. Dopo il “Farewell Tour” del 2002, decise di lasciare definitivamente la band, dedicandosi alla sua carriera solista.
Negli anni successivi pubblicò nuovi album come Anomaly, Space Invader e 10,000 Volts, confermando di essere rimasto fedele alla sua visione del rock: diretto, potente e senza compromessi.
Ace Frehley oggi: il mito e l’eredità
Ace Frehley se n’è andato, ma il suo spirito continua a vivere in ogni riff distorto e in ogni assolo che infiamma un palco. È stato molto più di un chitarrista: un simbolo di libertà, di follia creativa e di autenticità.
In un mondo musicale sempre più programmato, Ace rappresentava l’imperfezione che diventa arte, l’errore che si trasforma in magia. Il suo modo di suonare, sporco ma pieno di emozione, ha insegnato che il rock non è precisione: è sentimento, rischio, verità.
Oggi, i fan di tutto il mondo lo ricordano come il “vero Spaceman”, colui che ha portato i Kiss oltre l’atmosfera del rock, verso un universo di spettacolo, fantasia e libertà.
Un addio che diventa leggenda
La morte di Ace Frehley segna la fine di un’epoca, ma la sua musica continuerà a viaggiare nello spazio e nel tempo. I suoi assoli rimangono scolpiti nella memoria di milioni di fan e nella storia della chitarra elettrica.
Come diceva lui stesso: “Quando suono, non penso. Mi lascio trasportare. È come fluttuare nello spazio.” Ed è forse proprio lì che, oggi, Ace continua a suonare — tra le stelle che lui stesso aveva dipinto sulla sua faccia.
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