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Nel mondo dei chitarristi c’è una domanda che sembra non avere mai risposta definitiva: True Bypass o Buffered Bypass, qual è meglio per il suono?
Un argomento che divide da anni tecnici, costruttori e appassionati, tra chi giura sul segnale “puro” e chi difende la “stabilità tecnica”. Ma dietro le chiacchiere da sala prove si nasconde una realtà molto più concreta fatta di impedenza, lunghezza dei cavi e perdita di segnale.
Vediamo allora, con calma e senza guerre di religione, chi mente davvero e come scegliere il sistema giusto per la tua pedalboard.

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Cosa significa True Bypass

Il termine True Bypass suona già come una promessa di purezza: nessuna elettronica, nessuna interferenza, solo il segnale diretto dalla chitarra all’amplificatore. Quando un pedale è in True Bypass, il segnale passa attraverso un semplice interruttore meccanico: niente buffer, niente transistor, niente “colorazioni”. Il risultato è un suono assolutamente trasparente… almeno in teoria.

I vantaggi sono chiari:

  • Niente rumore aggiunto;
  • Nessuna alterazione del tono;
  • Nessun circuito intermedio.

Ma c’è un dettaglio che molti ignorano: la fisica non perdona.

Ogni cavo ha una sua capacità che, man mano che aumenta la lunghezza della catena di effetti, tende a smorzare le alte frequenze. Così, quel suono “puro” tanto desiderato può perdere brillantezza e vitalità. Soprattutto quando si superano i 6-7 metri di collegamenti totali.

In breve: il True Bypass è perfetto per chi usa pochi pedali o un setup minimalista. Se però la tua pedalboard somiglia a un piccolo centro di controllo NASA, la storia cambia.

Che cos’è il Buffered Bypass

Il Buffered Bypass è la risposta ingegneristica alla debolezza del segnale. Invece di lasciare la chitarra “nuda” davanti a metri di cavo, il buffer amplifica e stabilizza il segnale, impedendo che si degradi lungo il percorso.
Il segreto è l’impedenza: un buon buffer abbassa quella di uscita della chitarra, così da mantenere le alte frequenze anche dopo numerosi passaggi.

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In pratica, il segnale attraversa un piccolo circuito attivo anche quando il pedale è spento. Questo fa storcere il naso ai puristi, ma il risultato è un suono più coerente, pulito e potente, soprattutto nei setup complessi.
Il rischio? Un buffer di scarsa qualità può effettivamente “colorare” il suono, rendendolo più sterile o innaturale. Ma un buon buffer, come quelli integrati nei pedali professionali o in accordatori come il Walrus Audio Canvas Tuner o il PolyTune 3, può essere il miglior alleato del tuo suono.

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True Bypass o Buffered Bypass: idealismo contro realtà

La disputa tra True e Buffered è un perfetto esempio del conflitto eterno tra purismo sonoro e pragmatismo tecnico.
I primi vedono nel True Bypass la sacralità del segnale incontaminato: “meno circuiti, più verità”.
I secondi, invece, preferiscono un approccio realistico: sanno che un buffer ben progettato non distrugge il suono, ma lo preserva.

Chi ha ragione? Entrambi, a modo loro.
Un True Bypass è ideale per setup semplici e brevi; un Buffered Bypass diventa indispensabile quando il segnale deve sopravvivere a dieci pedali, due loop e cavi infiniti.
È il classico caso in cui non esiste una risposta universale, ma una combinazione intelligente: buffer all’inizio (o alla fine) della catena e pedali True Bypass nel mezzo.
Una soluzione ibrida che garantisce il miglior equilibrio tra purezza e consistenza.

Come capire se ti serve un buffer

Non serve essere ingegneri del suono per scoprirlo.
Fai questo semplice test:

  1. Collega la chitarra direttamente all’ampli e ascolta il suono.
  2. Poi inserisci la pedalboard completa (tutti i pedali spenti).
  3. Se noti perdita di brillantezza o un suono più “coperto”, stai sperimentando il famigerato tone suck.

A questo punto puoi provare a inserire un pedale con buffer all’inizio della catena o prima dell’ampli e verificare la differenza.
Se invece non senti variazioni… congratulazioni! Il tuo setup è bilanciato alla perfezione e non hai bisogno di buffer aggiuntivi.

E ricordalo: se il tuo suono ti piace, non c’è nulla da “correggere”. A volte il vero segreto è smettere di inseguire problemi che esistono solo sugli oscilloscopi.

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Conclusione: chi mente davvero?

Alla fine, né il True Bypass né il Buffered Bypass sono il “buono” o il “cattivo” della storia.
Il vero colpevole, semmai, è la fisica e il modo in cui costruiamo la nostra catena effetti.

Il True Bypass è perfetto nella sua semplicità, finché i cavi restano corti; il Buffered Bypass è il salvatore del segnale, ma solo se realizzato bene.

Il consiglio finale?
Non scegliere per moda o per fede, ma per funzione.
Sperimenta, ascolta, fidati delle tue orecchie e non delle etichette.

💬 Ti sei mai accorto di perdita di segnale nella tua pedalboard?
Scrivilo nei commenti e raccontaci la tua esperienza: sei #TeamTrue o #TeamBuffer?

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Francesco Di Mauro
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True Bypass vs Buffered Bypass: qual è la verità?
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