C’è stato un tempo in cui ogni chitarrista che voleva registrare o suonare dal vivo doveva affrontare lo stesso rituale: microfono davanti a una cassa 4×12, volumi altissimi, fonici esasperati e vicini pronti a bussare alla porta. Oggi, però, la tecnologia ha cambiato le regole del gioco. Le Impulse Response per chitarra – spesso abbreviate in IR – promettono di ricreare in digitale il suono di una cassa microfonata, con risultati sorprendenti. Ma possono davvero sostituire l’esperienza e la fisicità di un cabinet reale? Entriamo nel dettaglio.
Cos’è una Impulse Response per chitarra?
Un’Impulse Response non è altro che una fotografia sonora: una registrazione digitale di come un determinato sistema di altoparlanti, microfono e ambiente reagisce a un segnale. In pratica, un breve impulso sonoro viene inviato attraverso una cassa, catturato da un microfono e trasformato in un file che riproduce fedelmente quella combinazione unica di speaker, microfono e stanza.
La differenza con una amp simulation è cruciale: l’IR non sostituisce l’amplificatore, ma solo l’ultimo anello della catena, quello della cassa e della microfonazione. In altre parole, puoi usare il tuo ampli reale o virtuale, ma con la “firma sonora” di una cassa microfonata professionalmente.
Un aspetto interessante è che le IR non sono legate a un genere specifico: sebbene siano molto popolari nel rock e nel metal, anche chitarristi jazz, blues e pop ne sfruttano le potenzialità per ottenere suoni più coerenti in studio e sul palco.
I vantaggi delle Impulse Response per chitarra
Il successo delle IR per chitarra non è casuale: hanno conquistato chitarristi professionisti e home producer per motivi chiari. Il primo è la varietà sonora, praticamente infinita. Passare da un classico Greenback a un Celestion V30, o da un microfono dinamico come lo Shure SM57 a un ribbon come il Royer 121, è un’operazione che nel mondo reale richiederebbe cambi di attrezzatura costosi e ingombranti. Con le IR, invece, tutto si riduce a pochi click.
Un altro vantaggio enorme è la coerenza del suono: non importa se stai registrando in un home studio o suonando su un palco di un festival, il risultato sarà sempre fedele alla risposta catturata.
A questo si aggiunge l’accessibilità economica: con poche decine di euro è possibile ottenere pacchetti di IR professionali che replicano cabinet e microfonazioni dal valore di migliaia di euro. Infine, c’è il tema delle registrazioni silenziose, fondamentale per chi lavora in casa: puoi ottenere un suono di livello da studio senza dover alzare i volumi e disturbare vicini o familiari.
I limiti delle Impulse Response
Naturalmente, non è tutto oro quello che luccica. Le IR hanno anche dei punti deboli che molti chitarristi fanno fatica ad accettare:
- Manca la fisicità: una cassa 4×12 che spinge aria dietro la schiena è un’esperienza fisica, quasi viscerale. Nessuna IR potrà replicarla.
- Suono statico: un’Impulse Response è una fotografia fissa. Non reagisce alle sfumature dinamiche come farebbe un vero microfono mosso davanti alla cassa.
- Barriera tecnologica: per utilizzare le IR serve hardware o software dedicato – come un IR loader, un modeler o un plug-in – che può risultare ostico per chi è abituato al classico “chitarra nell’ampli e via”.
Un altro limite riguarda l’aspetto creativo: alcuni chitarristi amano sperimentare muovendo fisicamente un microfono davanti alla cassa, cercando “il punto giusto”. Con le IR questo processo è sostituito da un sistema più rapido ma meno artigianale.
Impulse Response, Profiler e Amp Simulator: cosa cambia?
Oggi il chitarrista ha a disposizione diverse soluzioni digitali per ottenere un suono convincente. Le IR sono solo una parte del puzzle, e vale la pena capire come si collocano rispetto ad altre tecnologie:
- Amp Simulator (o amp sim): sono software o hardware che ricreano il comportamento di un amplificatore, spesso includendo anche effetti e simulazioni di cassa. Esempi: Amplitube, Bias, Neural DSP Archetype. Le IR possono essere integrate negli amp sim per migliorare la resa delle casse.
- Profiler: dispositivi come il Kemper Profiler o il Quad Cortex di Neural DSP non si limitano a simulare, ma catturano il comportamento di un amplificatore reale. In questo caso, le IR possono essere usate per gestire la parte di cabinet, mentre il profiler si occupa dell’ampli.
- Impulse Response: a differenza delle due tecnologie sopra, le IR non riproducono l’intera catena del suono, ma solo la risposta di cassa + microfono + ambiente. Sono dunque complementari: spesso vengono usate insieme a un profiler o a un amp sim per completare il segnale.
Questo significa che le IR non vanno viste come rivali dirette delle simulazioni o dei profiler, ma come un tassello fondamentale in una catena digitale più ampia.
Impulse Response: meglio in studio o dal vivo?
Nel mondo dello studio di registrazione, le IR per chitarra sono ormai diventate quasi uno standard. Offrono la possibilità di registrare anche a volumi contenuti, senza rinunciare alla qualità di un cabinet professionale. Per chi lavora in home studio, rappresentano spesso l’unica soluzione per ottenere un suono “da disco” senza insonorizzare una stanza intera.
Sul palco, invece, le opinioni sono più contrastanti. I fonici apprezzano le IR perché eliminano i problemi di microfoni che si spostano o del bleed degli altri strumenti. Tuttavia, molti chitarristi sentono la mancanza della spinta fisica delle casse reali. Una soluzione ibrida è sempre più diffusa: usare una loadbox con uscita IR per mandare il segnale al mixer, e al contempo mantenere una piccola cassa sul palco solo per “sentire l’aria muoversi”.
Alcuni grandi artisti hanno già adottato le IR come standard: chitarristi di tournée mondiali si affidano a esse per garantire suoni consistenti in ogni venue, senza rischiare variazioni impreviste dovute all’acustica della sala.






Come scegliere la prima IR per chitarra
Se sei alle prime armi e vuoi provare le Impulse Response, la scelta può sembrare travolgente vista la quantità di opzioni disponibili. Un buon punto di partenza è capire che tipo di suono cerchi:
- Se suoni hard rock o metal, le IR basate su Celestion V30 sono spesso un riferimento.
- Se ti orienti verso sonorità vintage o blues, le Greenback potrebbero essere la scelta giusta.
Anche la scelta del microfono virtuale è importante:
- Uno Shure SM57 garantisce attacco e definizione.
- Un microfono a nastro come il Royer 121 offre un suono più caldo e rotondo.
In generale, è consigliabile partire con un pacchetto base di IR di un marchio affidabile e sperimentare diverse combinazioni, fino a trovare quella che meglio si adatta al tuo stile.




Esempi pratici e strumenti per usare le IR
Oggi esistono decine di opzioni per integrare le Impulse Response per chitarra nella propria catena sonora. Tra le soluzioni più popolari troviamo i pedali IR loader come il Mooer Radar o il Two Notes Opus, i modeler e multi-FX come Helix, Kemper e Neural DSP Quad Cortex, e naturalmente i plug-in DAW come Amplitube, Archetype di Neural DSP e i pacchetti IR di Celestion.
In più, è possibile creare IR personalizzate: se hai una cassa e un microfono che ami, puoi catturarne la risposta e portartela sempre con te, ovunque. Questo aspetto sta aprendo la strada a un vero e proprio mercato parallelo di chitarristi e produttori che vendono le proprie IR personalizzate come “firme sonore”.
Un’altra applicazione interessante riguarda il mondo del reamping: registrare la chitarra in diretta e poi scegliere l’IR in un secondo momento, sperimentando diverse combinazioni senza dover ri-microfonare.






Conclusione: meglio IR o casse reali?
La risposta non è unica. Per la registrazione in studio, soprattutto in ambienti home studio, le Impulse Response sono quasi imbattibili: permettono di ottenere suoni professionali con semplicità e a basso costo. Dal vivo, la scelta dipende dal chitarrista: chi privilegia praticità e coerenza sceglierà le IR, chi non vuole rinunciare alla fisicità delle casse continuerà a portarsi dietro i suoi cabinet.
Forse la vera domanda non è se le Impulse Response per chitarra siano meglio delle casse reali, ma se siamo pronti ad accettare che, in molti contesti, la tecnologia può semplificarci la vita senza farci perdere la nostra identità sonora.
💬 Tu cosa ne pensi? Hai già provato a usare le IR dal vivo o in studio? Preferisci i profiler o le amp sim? Raccontacelo nei commenti e condividi la tua esperienza!
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