Negli anni ’80, in un’Inghilterra segnata da crisi economica e tensioni sociali, nacque un gruppo destinato a cambiare per sempre la musica rock: The Smiths. In un’epoca dominata dai synth e dall’estetica new wave, la band di Morrissey e Johnny Marr riportò l’attenzione sulla chitarra e sulla scrittura autentica, diventando in poco tempo un simbolo generazionale.
Gli inizi: da un incontro casuale alla nascita di un mito
Tutto cominciò nel 1982, quando Johnny Marr, giovane chitarrista di Manchester, bussò alla porta di Steven Patrick Morrissey, un aspirante cantante e scrittore con un gusto spiccato per la letteratura e la cultura pop inglese. Da quell’incontro nacque una delle collaborazioni più creative della storia del rock.
Come ricordava il batterista Mike Joyce, “Ogni giorno Johnny inventava un riff incredibile, seduto in pigiama con la chitarra in mano. E noi capivamo subito che stavamo creando qualcosa di speciale.” Quel “qualcosa” prese forma in canzoni che univano melodie malinconiche e testi ironici, poetici, spesso provocatori.
Manchester e l’identità di un suono
La scena di Manchester, con locali come il Haçienda e l’eredità post-punk di gruppi come Joy Division e New Order, fu il terreno perfetto per la crescita dei The Smiths. Ma a differenza delle atmosfere elettroniche dei coetanei, Morrissey e Marr puntarono su un suono chitarristico pulito, melodico e ricco di jangle, ispirato tanto ai Beatles quanto ai sixties americani.
Brani come “This Charming Man” e “What Difference Does It Make?” catturarono immediatamente l’attenzione della BBC e del pubblico, portando la band al centro della scena indie britannica.
L’esplosione del successo e il culto dei fan
Nel 1984 arrivò l’album di debutto, The Smiths, seguito da capolavori come Meat Is Murder (1985) e The Queen Is Dead (1986). Ogni disco era un’evoluzione: dalle sonorità più crude degli esordi alle atmosfere sofisticate e malinconiche che fecero della band un punto di riferimento assoluto per la generazione indie.
Le liriche di Morrissey, intrise di ironia e malinconia, e le chitarre cristalline di Marr diedero vita a un linguaggio unico, capace di parlare ai giovani disillusi ma sognatori degli anni ’80. I The Smiths non erano solo una band: erano un manifesto di identità, sensibilità e anticonformismo.
Le tensioni e la fine di un’epoca
Come spesso accade nelle grandi storie musicali, l’alchimia tra Morrissey e Marr non durò per sempre. Dopo quattro album e un’intensa attività live, le divergenze artistiche e personali portarono alla separazione nel 1987. Per i fan, fu un trauma: i The Smiths si sciolsero all’apice della loro carriera, lasciando un vuoto che nessun gruppo successivo riuscì mai davvero a colmare.
Dopo i The Smiths: carriere soliste e nuove strade
Dopo lo scioglimento, Morrissey intraprese una carriera solista di grande successo, proseguendo la sua poetica malinconica e provocatoria in album come Viva Hate e Your Arsenal. Johnny Marr, invece, divenne uno dei chitarristi più richiesti del Regno Unito, collaborando con artisti come The Pretenders, Modest Mouse e The Cribs, oltre a pubblicare lavori da solista.
Nonostante i decenni passati, i due non hanno mai dato vita a una reunion, nonostante le continue richieste dei fan e le offerte milionarie. Le tensioni personali e le differenze creative rimangono ancora oggi un ostacolo insormontabile.
L’eredità dei The Smiths nella musica contemporanea
L’influenza dei The Smiths è ancora palpabile. Dalla scena britpop degli anni ’90 – con Oasis, Blur e Suede – fino agli artisti indie contemporanei come Arctic Monkeys, The 1975 o Phoebe Bridgers, il loro impatto è stato profondo e duraturo.
La combinazione tra chitarra melodica e testi introspettivi è diventata un modello per generazioni di musicisti. Oggi, i brani dei The Smiths suonano ancora attuali, testimonianza di una band che, in appena cinque anni di attività, ha lasciato un segno indelebile nella storia del rock.
Un mito che non smette di affascinare
A oltre quarant’anni dal loro debutto, i The Smiths continuano a essere oggetto di culto per vecchi e nuovi ascoltatori. I vinili vengono ristampati, le canzoni riscoperti su Spotify e YouTube da ragazzi che non erano nemmeno nati quando la band si sciolse. E forse è proprio questa la loro forza: l’aver catturato in musica la nostalgia, l’ironia e la malinconia dell’essere giovani.
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