Shock Britpop: Damon Albarn si arrende, «Hanno vinto gli Oasis!»
Non succede tutti i giorni di sentire Damon Albarn pronunciare parole così nette: «Hanno vinto gli Oasis». Il leader dei Blur ha ammesso senza giri di parole la supremazia dei fratelli Gallagher, chiudendo di fatto uno dei capitoli più iconici della storia del Britpop. Un segnale che, a distanza di trent’anni, quella rivalità che incendiò le classifiche inglesi si è trasformata in un riconoscimento di merito per chi oggi riempie stadi con il tour Live ’25.
La battaglia del Britpop: un ricordo indelebile
Negli anni ’90, chiunque fosse appassionato di musica britannica ricorda perfettamente quel momento. Blur e Oasis erano due facce della stessa medaglia, rivali dichiarati in una scena musicale che si nutriva di confronti accesi, copertine di giornali scandalistiche e fan divisi a metà. L’apice fu raggiunto nell’agosto del 1995 quando Damon Albarn decise di anticipare l’uscita di Country House proprio per contrastare Roll With It degli Oasis. Un’astuta mossa di marketing che portò i Blur in vetta alla classifica, almeno per quella settimana.
Quella vittoria simbolica, all’epoca celebrata come la consacrazione di Albarn e compagni, col senno di poi è diventata solo una parentesi di un percorso molto più lungo. Perché mentre i Blur si sono spesso fermati, reinventati e frammentati in progetti paralleli come Gorillaz e Africa Express, gli Oasis – nonostante la rottura e le scaramucce tra Liam e Noel Gallagher – sono rimasti nell’immaginario collettivo come la band definitiva del Britpop.
Damon Albarn: «Hanno vinto tutto»
La frase di Damon Albarn, pronunciata in un’intervista al The Sun, è destinata a far discutere. «Possiamo dire senza problemi che gli Oasis hanno vinto tutto: la battaglia, la guerra, l’intera campagna militare», ha dichiarato, con un’ironia amara che non nasconde però una punta di sincera ammirazione.
Di fatto, Albarn conferma quello che molti fan pensano da tempo: se nel breve termine i Blur potevano vantare qualche primato, nel lungo periodo gli Oasis sono stati capaci di trasformare la loro musica in un culto intergenerazionale. Il tour Live ’25 ne è la prova: date sold out, cinque serate consecutive a Manchester, un calendario fitto che toccherà anche Nord America e altre capitali europee.
I numeri parlano chiaro
I Blur, dal canto loro, hanno tentato due reunion significative: la prima nel 2009 e la seconda nel 2022 con l’album The Ballad of Darren, accolto bene dalla critica ma lontano dall’effetto “evento” scatenato da un ritorno degli Oasis. Albarn non lo nega: «Non ce la farei a fare così tanti show. È un’emozione forte da ripetere ogni sera. Sono coraggiosi, e spero ne valga la pena. I soldi non sono tutto».
In questa affermazione c’è tutta la differenza tra due approcci: da una parte la rock band che vive di tensione e di palchi, dall’altra un musicista che ama cambiare pelle, sperimentare con Africa Express, portare avanti progetti globali e talvolta lasciare la nostalgia a chi preferisce restare ancorato agli anni ’90.
Oasis: un’eredità che riempie stadi
La reunion degli Oasis è qualcosa che ancora divide i fan. Alcuni sostengono che senza una vera pace tra Liam e Noel non sia possibile ricreare la magia originale. Eppure i biglietti parlano chiaro: la fame di Britpop è intatta. Il pubblico accorre in massa, pronto a rivivere Wonderwall, Don’t Look Back in Anger, Champagne Supernova. I brani che hanno segnato una generazione, ma che continuano a risuonare anche tra chi non era neppure nato quando (What’s the Story) Morning Glory? scalava le classifiche.
Gli Oasis, oggi, sono l’emblema di un certo modo di vivere la musica: stadi gremiti, cori da stadio, birre che volano, e quella sensazione di essere parte di qualcosa di irripetibile. Una nostalgia viva che si alimenta di numeri da record e di una fanbase che cresce di generazione in generazione.
Damon Albarn: tra serenità e nuovi orizzonti
In questa ammissione di sconfitta non c’è traccia di rancore. Anzi, Albarn si dice sereno: «Che Dio li benedica. Spero che tutti si divertano, io sarò altrove». E altrove, per lui, significa Africa Express. Un progetto che mescola culture, stili e artisti da tutto il mondo, portando la musica lontano dai riflettori del Britpop.
È una scelta coerente con la carriera di Albarn: sempre in bilico tra il mainstream e l’underground, tra il successo popolare e la voglia di sperimentare. Se i Gallagher vivono di reunion e concerti monstre, lui preferisce palchi più piccoli, contaminazioni e viaggi sonori. E forse è proprio questo il segreto: riconoscere la vittoria degli altri senza sentirsi sconfitto davvero.
Oasis e Blur: un’eredità che resiste
- Oasis dominano ancora con Live ’25 e show sold out
- Blur restano un’icona di stile e innovazione
- Damon Albarn continua con progetti sperimentali come Africa Express
La rivalità, quindi, è viva solo nei ricordi di chi c’era. Oggi esiste una nuova generazione che riscopre entrambi i cataloghi, tra vinili ristampati e playlist Spotify. E se è vero che gli Oasis hanno vinto la «battaglia» di pubblico, i Blur restano una band di culto per chi cerca qualcosa di più sfumato, di meno ruffiano, di più coraggioso.
Conclusioni
Damon Albarn ha chiuso un cerchio lungo tre decenni, riconoscendo la vittoria degli Oasis senza drammi. Una confessione che sa di resa ma anche di liberazione. Perché il Britpop non è più una guerra di classifica ma un patrimonio comune da celebrare. E mentre gli stadi cantano a squarciagola Don’t Look Back in Anger, Albarn prosegue il suo viaggio, fedele a se stesso e a quella voglia di esplorare nuovi orizzonti sonori. Che vincano i migliori? A volte basta riconoscere che hanno già vinto.