a cura di Edoardo Morena | Tempo di lettura approssimativo: 6 minuti
Cloni moderni - Sintetizzatori storici a prezzi accessibili!

Cloni moderni - Sintetizzatori storici a prezzi accessibili!  ·  Fonte: Panagiotis Falcos / Unsplash

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Non potete permettervi un sintetizzatore vintage o non volete occuparvi di una manutenzione potenzialmente infinita? Questi cinque cloni di sintetizzatori classici si collocano nell’intersezione dei diagrammi di Venn tra autenticità, affidabilità e convenienza.

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I migliori cloni moderni di sintetizzatori storici

Una volta, se volevate un sintetizzatore vintage, dovevate spulciare le ultime pagine delle riviste musicali, scrutando gli annunci con la lente d’ingrandimento per trovare qualcosa di buono in vendita. Al giorno d’oggi, aziende intraprendenti di tutte le dimensioni stanno dando alla gente ciò che ha sempre desiderato, tra riedizioni, aggiornamenti, e veri e propri cloni ora a portata di un clic sul pulsante Compralo Subito.

L’unico problema è che con così tante riproduzioni disponibili sul mercato, può essere difficile sapere cosa comprare. Per questo motivo abbiamo messo insieme un elenco di cinque dei miei migliori cloni tra i sintetizzatori moderni.

Behringer MonoPoly

I giorni in cui era possibile acquistare un Korg Mono/Poly originale del 1982 a un prezzo inferiore a quello di una bella serata fuori casa sono ormai lontani. Invece di rimproverarvi di aver rinunciato a quello visto al banco dei pegni nel 1995 (o di essere nati nel 1995 e non nel 1975), provate la riproduzione di Behringer, il MonoPoly senza slash.

Come l’originale, ha un array unico composto da quattro oscillatori, che possono essere suonati insieme o singolarmente. La particolarità del MonoPoly è che può essere sia monofonico che polifonico o all’occorrenza parafonico, dato che tutti gli oscillatori condividono un unico filtro e un’unica sezione di envelope. Inoltre, è possibile sincronizzare gli oscillatori o effettuare una cross-modulation, e persino ciclare tra di essi utilizzando l’arpeggiatore integrato.

Nessun clone moderno suonerà mai esattamente come un synth vintage. Nemmeno due originali suoneranno allo stesso modo a causa dell’invecchiamento dei componenti. Tuttavia, Behringer ha fatto un lavoro notevole per preservare il carattere dell’originale, aggiornandolo al tempo stesso con funzionalità come il MIDI e l’USB.

Behringer MonoPoly

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Korg ARP 2600 M

C’è qualcosa di più figo di un originale ARP 2600? La risposta è no. Tuttavia, come ottima alternativa, c’è l’ARP 2600 M, il remake ufficiale e miniaturizzato. I cloni del 2600 non mancano, ma se avete intenzione di spendere per acquistarne uno, potreste scegliere quello di Korg. Dopotutto, è stato approvato da David Friend, co-fondatore di ARP e superstar di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo.

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Il 2600 è un monosynth bifonico a tre oscillatori e due voci inserito in un cabinet verticale. Essendo semi-modulare (in realtà è stato il primo synth semi-modulare in assoluto!), è possibile utilizzare il percorso del segnale normalizzato, ad esempio dall’oscillatore al filtro al VCA. Oppure, collegandolo come un centralino telefonico vecchio stile, si può portare il segnale in territori inesplorati.

Essendo moderno, ha alcuni extra che la versione degli anni ’70 non aveva, come due dei modelli di filtro originali, l’ingresso MIDI, l’USB e la compatibilità plug-and-play per controller MIDI USB e sequencer. Non abbiamo nemmeno menzionato il suono, che è potente e rotondo come l’originale, nonostante le dimensioni ridotte del 60%.

Korg ha rimpicciolito l'ARP 2600 di circa il 60% rispetto alle dimensioni originali

Korg ha rimpicciolito l’ARP 2600 di circa il 60% rispetto alle dimensioni originali

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ARP 2600 M
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(3)

Cyclone Analogic TT-303 Bass Bot V2

Il fascino dell’acid si rifiuta di svanire. Un genere musicale iniziato da alcuni giovani e intraprendenti produttori di Chicago a metà degli anni ’80 utilizzando apparecchiature dismesse è ora diventato un mostro sacro. Gli originali di quelle apparecchiature – in particolare il Roland TB-303 – oggi vengono venduti per cifre solitamente riservate alle pietre preziose.

Se per qualche motivo avete stupidamente venduto il vostro per 100 dollari all’inizio degli anni ’90, la cosa migliore è un clone moderno. La nostra scelta è il TT-303 Bass Bot V2 della Cyclone Analogic.

Può sembrare un barattolo di Altoids, ma ha al suo interno tutto ciò che conta veramente: i circuiti. Suona sempre come gli ordinate di fare, con un singolo oscillatore che vanta forme d’onda a dente di sega e quadra, un filtro squillante e i controlli di envelope di base. Essendo moderno, ha una sezione sequencer ampliata, con swing, mute e un intelligente generatore di pattern e arpeggiatore, oltre ai caratteristici slide e accenti.

Vi piace gridare “acieeed“? No, nemmeno a me, ma procuratevi comunque uno di questi. Non si sa mai.

Cyclone Analogic TT-303 Bass Bot V2

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Erica Synths SYNTRX II

Pochi sintetizzatori sono più iconici del VCS Synthi A. Realizzato nel 1971 come versione portatile dell’altrettanto storico VCS 3, è stato utilizzato da tutti, dai Pink Floyd a Jean Michel-Jarre, e rimane ancora oggi uno strumento vintage molto ricercato. Il problema è che sono indecentemente costosi e più capricciosi di una sezione commenti di un video di Bad Gear.

Ma ecco a voi il SYNTRX di Erica Synths! Si tratta più di un remake ispirato che di un synth/clone. Questo strumento – recentemente aggiornato alla versione II – rifacendosi al formato Synthi, porta il classico direttamente ai giorni nostri. Ha lo stesso percorso del segnale, con due oscillatori, filtri passa-alto e passa-basso collegati in serie con controllo resonance, envelope AD e ASR e altro ancora, come la famosa mod matrix ora aggiornata dai pin ai LED a pulsante.

Essendo un synth del 2023, dispone anche di ingresso e uscita MIDI, oltre al tipo di connettività CV/gate che ci si aspetta da un’azienda specializzata in synth modulari.

Non comprate un SYNTRX II aspettandovi una copia uno a uno del Synthi, ma piuttosto per avere un’interpretazione stimolante e creativa di questo classico.

Erica Synths SYNTRX II

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Moog Minimoog Model D (2022)

Proviamo a fare un esercizio. Chiudete gli occhi e pensate a un sintetizzatore. È probabile che stiate immaginando qualcosa simile a una tastiera e con un pannello di controllo pieno di potenziometri sopra di essa. Scommettiamo che il percorso del segnale di quel sintetizzatore va da sinistra a destra, dall’oscillatore al filtro fino all’amplificatore. Abbiamo appena descritto un Minimoog. Uscito per la prima volta nel 1970, il Model D di Moog ha stabilito il design dei synth che utilizziamo ancora oggi.

L’anno scorso, nel 2022, Moog ha rilanciato il Minimoog Model D per la seconda volta. La versione del 2022 è identica a quella del 2016: si tratta essenzialmente della macchina originale con dei componenti aggiornati. Ha gli stessi tre robusti oscillatori, lo stesso filtro Ladder cremoso e tutti i controlli (compresi i potenziometri!) che ci si aspetta dall’originale. Ha anche una serie di parametri aggiuntivi, come il MIDI, che solitamente vengono aggiunti sulle vecchie macchine dagli appassionati di mod.

La riedizione del Minimoog non è però economica. I Moog sono sempre stati strumenti di qualità eccelsa e hanno, di conseguenza, spesso un prezzo elevato. Tuttavia, il loro suono è davvero fuori dal coro, con un tipo di presenza che si può ottenere solo da un Moog.

Moog Minimoog Model-D 2022

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Fonti delle immagini:
  • Behringer MonoPoly: Behringer
  • Korg ha rimpicciolito l'ARP 2600 di circa il 60% rispetto alle dimensioni originali: Passione Strumenti
  • Cyclone Analogic TT-303 Bass Bot V2: Cyclone Analogic
  • Erica Synths SYNTRX II: Erica Synths
  • Moog Minimoog Model-D 2022: Moog
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